Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo. Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività. Tali problematiche derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. E’ bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace e, tanto meno, non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino.
L’ADHD è una reale problematica, per l’individuo stesso, per la famiglia, per la scuola e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. Tale deficit genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti , i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino.
Ci sono rimedi e terapie adatte a curarlo?
Il trattamento cognitivo comportamentale nei disturbi da deficit dell’attenzione con iperattività è uno dei più efficaci e diffusi al mondo, tanto da porre le basi alle Linee Guida SINPIA.
INTERVENTI DIRETTI CON I BAMBINI
Storicamente, molti approcci finalizzati a lavorare con bambini con ADHD sono stati di orientamento cognitivo-comportamentale ed hanno enfatizzato l’insegnamento delle abilità di autocontollo. Per esempio, una procedura, che può essere applicata per gestire il comportamento impulsivo, è chiamata “self-instruction”. Essa consiste nell’istruire gli individui ad utilizzare strategie “self-talk” attraverso una tecnica che suddivide la risoluzione dei problemi in varie tappe (identificazione di un problema, la generazione di alternative, la scelta, la realizzazione e la valutazione di una soluzione). L’ipotesi è che queste tecniche self-talk, inizialmente messe in pratica in modo evidente, verranno via via interiorizzate, con una buona probabilità di compensazione del deficit di autocontrollo(Hinshaw & Melnick, 1992).
Il training specifico, per le tecniche di controllo della collera, è un’altra strategia di auto-gestione, in base alla quale viene insegnato ai bambini come riconoscere i segnali interni (fisiologici) di aumento della rabbia, come sviluppare le tecniche per far diminuire o indirizzare in altro modo la collera (allontanarsi dalla situazione) e come utilizzare tali tecniche in risposta alle provocazioni altrui (Novaco, 1979).
Paradossalmente, sebbene il training cognitivo-comportamentale (CBT) si sia dimostrato, in molti casi, in grado di migliorare la percezione dei genitori del comportamento problematico del bambino all’interno della casa e sia stato collegato all’aumento della stima di sé nei bambini (Fehlings et al., 1991), la ricerca indica che il CBT da solo non ha un impatto clinicamente significativo sui sintomi dell’ADHD, per quanto riguarda il comportamento in classe (Abikoff, 1991, Bloomquist e al., 1991; Vio, Offredi & Marzocchi, 1999).
Gli esperti suggeriscono che queste tecniche verbali, come i compiti di autoregolazione e le strategie di controllo della rabbia, non dovrebbero essere lo scopo iniziale del lavoro coi bambini, date le difficoltà verbali e soprattutto per degli scarsi risultati didattici spesso associati all’ADHD.
Malgrado la scarsa consistenza di questi risultati, è necessario osservare che molto spesso le sperimentazioni pubblicate sulle riviste specialistiche sono state condotte in setting rigorosamente controllati dal punto di vista sperimentale, ma poco simili al normale contesto clinico, in cui solitamente vengono applicati tali programmi. Inoltre, le misure dipendenti (scale di valutazione comportamentali), che vengono considerate come indicatori dell’esito del trattamento, molto spesso hanno una bassa validità interna, per cui sono poco indicativi del reale stato di salute psicologico del bambino. Infine, i punteggi di questi indicatori sono anche influenzati da altre variabili legate alla percezione del bambino stesso (effetto “alone”) che spesso sono difficilmente modificabili agli occhi del valutatore.
L’efficacia del CBT nei bambini ADHD, quindi, può aumentare se viene associata ad altre tecniche, come la ripetizione di nuove abilità dentro e fuori il setting clinico, poiché gli adulti hanno fornito un sistema di rinforzo dei comportamenti socialmente appropriati ed i bambini hanno monitorato se stessi durante l’utilizzo di tali abilità (Hinshaw et al., 1984, Hinshaw & Melnick, 1992). Inoltre, sebbene la prove cliniche indicano che il CBT non sia efficace se applicato come unico trattamento, può essere di grande utilità in casi individuali. A ltri studi stanno esaminando l’efficacia del CBT come unica componente di un piano terapeutico (Hechtman, 1993).
Oltre alle tecniche specifiche basate sulle autoistruzioni , aventi lo scopo di ridurre la disattenzione e l’impulsività, spesso è opportuno pianificare altri percorsi riabilitativi allo scopo di migliorare le abilità di autocontrollo cognitivo implicate nelle attività scolastiche. Si può pertanto accompagnare un intervento metacognitivo centrato sulle abilità di comprensione del testo (De Beni et al, 2003), soluzione dei problemi (Lucangeli, Cornoldi & Gruppo MT, 1995) e studio (De Beni,Zamperlin & Gruppo MT, 1994; Cornoldi et al., 2002).