In queste settimane molti studenti sono tornati sui banchi di scuola dopo le vacanze estive. Per molti di loro è un momento per rivedere i propri amici, riprendere e consolidare quei rapporti di amicizia che si sono instaurati lungo il corso dell’anno scolastico, nonché un’opportunità per conoscere nuovi compagni e vivere nuove esperienze.
Ma non per tutti è così. Risulta, infatti, alta l’incidenza di rifiuto scolastico: molti genitori si ritrovano ad affrontare, in questo periodo, le ansie e le paure dei propri figli al ritorno a scuola. La fobia scolastica comporta un aumento dei livelli di ansia e di paura sia ad andare che a rimanere a scuola, compromettendo, in alcuni casi, la frequenza, la continuità e l’andamento scolastico più in generale. Ulteriori conseguenze possono riguardare lo sviluppo emotivo e sociale.
I dati dimostrano che tale disturbo coinvolge l’1-5% dei ragazzi in età scolare, senza differenza di genere e sembra più frequente in determinati cambiamenti evolutivi, quali l’inserimento nella scuola elementare
(5-6 anni) e il passaggio alle scuole medie (10-11 anni).
Come riconoscere questo disturbo?
Quando non si tratta di semplici “capricci”, ma di una vera fobia, ogni tentativo di convincere il bambino o l’adolescente ad andare a scuola porta a reazioni estreme, come pianti dirotti, scatti d’ira, urla, calci, ecc. E’ un’esperienza di grande ansia a turbamento. Anche i genitori, in questi, casi si sentono impotenti e non sanno come risolvere il problema. Frequentemente il disturbo si riconosce per i seguenti comportamenti problematici e sintomi somatici:
- Ansia nel bambino/a nel momento in cui si esce di casa o si arriva davanti alla scuola
- Sintomi somatici come: mal di testa, dolori al troace, dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, dolori alle spalle e agli arti, vertigini e tremori.
- Il livello di angoscia può manifestarsi anche dalla sera prima, talvolta causando un sonno disturbato da incubi e risvegli notturni.
La fobia scolastica, inoltre, può essere correlata a: ansia da separazione, ansia generalizzata, fobia sociale, attacchi di panico, depressione, disturbo della condotta, disturbo oppositivo-provocatorio, deficit di attenzione-iperattività, disturbi specifici dell’apprendimento.
Anche i fattori ambientali hanno un’ incidenza rilevante: i sintomi possono iniziare in seguito ad eventi di vita stressanti che si sono verificati a casa o a scuola, tra cui la malattia (del bambino stesso o di un membro della famiglia), la separazione tra i genitori, relazioni conflittuali nella famiglia, un legame disadattivo con uno dei genitori, problemi con il gruppo dei pari o con un insegnante, il ritorno a scuola dopo una lunga interruzione o vacanza.
Cosa fare?
L’importante è anzitutto rendersi conto se il rifiuto della scuola viene vissuto come una necessità, una soluzione ai propri problemi di paura, ansia e stress. Tra i bambini più piccoli, questa difficoltà si può presentare quando ad esempio vi è una forte ansia da separazione dai genitori, il terrore di essere lasciati soli. Tra i ragazzi più grandi, il fenomeno si manifesta in particolare dopo un trasferimento, un cambiamento di classe o di scuola, a causa della perdita dei propri punti di riferimento.
Trattamento psicoterapeutico
La terapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata molto efficace per i disturbi di ansia, numerosi sono i dati disponibili in letteratura rispetto a molteplici studi controllati. Nello specifico il trattamento cognitivo-comportamentale, da utilizzare con bambini che rifiutano la scuola, si basa sui fattori di mantenimento che emergono con l’analisi funzionale. In generale l’intervento è individualizzato e prevede vari step e tecniche, il quale prevede il coinvolgimento dei genitori e della scuola.
Diventa necessario,inizialmente, un approccio psicoeducativo per comprendere la natura e il processo dell’ansia, per poi identificare i pensieri disfunzionali (rispetto a sé, agli eventi, alle circostanze, alla separazione dalla figura di attaccamento) verso cui promuovere una ristrutturazione cognitiva. Il ritorno a scuola può essere graduale e concordato, nei tempi e nelle modalità, con gli insegnanti e il personale scolastico. Il protocollo di intervento cognitivo-comportamentale, basato sull’analisi funzionale, è stato utilizzato in molti lavori, i cui risultati hanno mostrato l’utilità di tale trattamento, vista l’eterogeneità di problemi che possono causare il disturbo. L’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale è stata dimostrata in termini di riduzione dell’ansia, aumento del senso di autoefficacia personale e ripresa della frequenza scolastica.
Qual è la vostra esperienza in questi giorni di ritorno a scuola? Vogliamo sapere cosa ne pensate e come possiamo renderci utili per aiutarvi in questo importante percorso di vita che stanno affrontando i vostri figli.