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L’Attacco di Panico alla guida. Come comportarsi.

Tra le numerose modalità in cui l’attacco di panico può presentarsi, una delle più comuni è quella che avviene in autostrada o più comunemente alla guida della macchina.

L’attacco di panico si manifesta con un intenso e passeggero stato d’ansia (intorno ai 10-15 minuti), a cui possono aggiungersi sintomi più generali come palpitazioni o tachicardia, sudorazione, tremori, dispnea o sensazioni di soffocamento, sensazioni di asfissia, dolore al petto, nausea e disturbi addominali, sensazione di sbandamento, instabilità o svenimento, derealizzazione o depersonalizzazione, parestesie, brividi o vampate di calore.

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Per quanto riguarda il contesto d’esordio, sembrano esserci delle situazioni in cui la “crisi di panico” avviene con una maggiore frequenza. Questi contesti comuni riguardano i mezzi pubblici, i luoghi affollati, quali ad esempio la fila al supermercato, la guida in autostrada, i luoghi aperti (piazze, strade, stadi o chiusi come cinema, negozi, metropolitane, ecc…).

Proviamo ora a ricostruire un esempio tipico.

Mario (nome fittizio) è brillante nel suo lavoro, un papà esemplare ed un ottimo amico per tutti. E’ considerato da tutti una persona affidabile, un uomo “invincibile” nonostante la morte della mamma pochi mesi fa, i continui spostamenti all’estero per lavoro e la separazione della moglie. M. non sembra in nessun modo accusare questi colpi. Lui va avanti come senza sosta.

Una sera, di ritorno dall’ennesimo viaggio di lavoro, mentre era alla guida della sua macchina in autostrada, M. inizia ad avvertire un crescente stato di ansia, il cuore sembra battere sempre più velocemente, inizia a percepire le altre macchine in maniera strana, la sua riconosciuta lucidità sembra affievolirsi. Sembra confuso e frastornato, come se qualcosa di molto brutto gli stia accadendo, come se potesse perdere da un momento all’altro il controllo della macchina con conseguenze catastrofiche.

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Tale  consapevolezza di “impotenza” e di imminente catastrofe genera ed aumenta l’ansia e si accentuano tutti i sintomi iniziali (palpitazioni, sudorazione, tremori, ecc…).

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Questo breve esempio di M. è utile per comprendere la ragione dei comportamenti di evitamento  che di solito fanno la loro comparsa subito dopo il primo attacco di panico. Il pensiero comune è “se non guido più in autostrada evito di rischiare l’attacco di panico e quindi di mettere a repentaglio la mia vita e quella degli altri”. Questo comportamento ,infatti, sembra avere la capacità di ridurre l’ansia facendo sentire la persona più tranquilla.

In questo caso l’evitamento riduce sensibilmente l’autonomia ed è scontato pensare che se M. rinuncia a guidare, perderà la possibilità di “movimento” con gravi ripercussioni sulla  qualità della vita, diventando sempre più dipendente ( dipendenza dei mezzi pubblici o dagli altri).

Un’altra importante conseguenza dell’evitamento è il cosiddetto problema secondario che spesso sopraggiunge agli attacchi di panico, definito come “il problema di avere un problema”. Sono le  valutazioni negative di M. per il fatto di avere  un problema di  panico credenze del tipo “non tornerò più ad essere la persona di prima”, “gli attacchi di panico mi stanno rovinando la vita”, “mi sento debole e incapace di gestire la mia vita”.

panic

Una terza implicazione dell’evitamento, come strategia utilizzata per prevenire gli attacchi di panico,  concerne il suo importante ruolo come fattore di mantenimento del problema. M. cercherà di sottrarsi all’esperienza angosciosa del panico evitando tutte quelle situazioni che reputa pericolose per l’innesco degli attacchi di panico stessi ( “ se guido mi viene l’attacco di panico, quindi rinuncio a guidare”).

L’approccio cognitivo comportamentale è un ottimo passo per la cura di questa tipologia di attacchi di panico. In breve andiamo a ricostruire le tappe di tale percorso:

  • ricostruzione dell’evoluzione del disturbo rintracciando l’esordio e una descrizione dettagliata dello stato d’animo in cui si è manifestato il problema.
  • disamina degli episodi di “panico” più recenti e ricostruzione delo schema del funzionamento del disturbo condividendo con il paziente informazioni circa i fattori che innescano e mantengono gli attacchi di panico.
  • Individuazione delle credenze errate che innescano il panico e messa in discussione delle stesse
  • Individuazione ditecniche finalizzate a migliorare la gestione dell’ansia (respiro lento, rilassamento muscolare progressivo etc.)
  • esposizione graduale agli stimoli ritenuti pericolosi: luoghi e situazioni o sensazioni somatiche
  • prevenzione delle ricadute

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